albinogarbari-argenziano"Un grande amante dei cavalli". Con queste poche parole, Giuseppe Della Chiesa sintetizza l'incipit di quella che sarà una più ampia testimonianza personale relativa al tanto amato Albino Garbari, venuto a mancare la notte scorsa.


"Ricordo molte esperienze vissute insieme, dagli Europei junior, a quelli seniores, per non parlare dei WEG 1998 e delle Olimpiadi di Atene. Per Atene 2004 io ero consulente del comitato organizzatore. Mi chiesero di indicare un possibile course designer e io non esitai: "Albino Garbari", dissi.
Il presidente della Federazione greca accolse immediatamente con favore la mia proposta, essendo già rimasto positivamente colpito in passato dalla professionalità di Albino. La cosa più difficile fu convincere Albino ad accettare l'incarico e il compenso. "E' troppo, per me è già un onore essere il course designer!", insisteva lui.
Riuscii a convincerlo e lo aiutai con l'inglese. Per il resto, lui fu perfettamente in grado di motivare il suo team, rimboccandosi le maniche per primo, come sempre. La bellezza di Albino era questa: mettersi in gioco e combattere in prima linea per ottenere la perfezione. Tutto questo mantenendo sempre il più elevato principio di rispetto verso i cavalli. Lui era un uomo di parola, un professionista estremamente affidabile. E poi amava i Pratoni oltre misura. Ricordo che visse con dolore perfino la caduta di una quercia colpita da un fulmine.
Albino non si è mai approfittato di nulla e di nessuno; e non si è mai voluto arricchire. La sua ricchezza ce l'aveva dentro. Allora non importava vivere per anni in una stanza. Per lui il vero tesoro erano i Pratoni del Vivaro e i suoi riti delle ore 13 da Pia (pranzo irrinunciabile, cascasse il mondo).
La sua impronta resterà viva per sempre nel mondo del completo e nel ricordo di chi ha trascorso l'adolescenza al suo fianco. Io per primo, erede dei suoi insegnamenti, ho constatato quanto lui fosse fiero dei successi degli altri. Per lui, nel vocabolario, non esisteva la parola "invidia" o "competizione". Lui era uno sportivo vero che gioiva dei successi dei suoi discepoli, o amici. Fu felice al mio primo Badminton, così come fu fiero del percorso di cross degli Europei giovanili 2016. Fece la ricognizione e poi venne a congratularsi con me, con l'entusiasmo di sempre.
Lui era felice nel constatare che le cose funzionavano, che lo sport andava avanti, che un comitato organizzatore ce la potesse fare a dar lustro all'Italia e al completo. Tutto questo a prescindere da se stesso, dai suoi meriti e dai suoi riconoscimenti. In realtà, lui non ha mai pensato ai riconoscimenti. Ha solo e sempre pensato a dare il massimo per non tradire la parola data. Lo ha fatto come capo scuderia olimpico (dal 1960 in poi), lo ha fatto come course designer, come course builder, come tecnico, come padre dei Pratoni e come uomo. In lui ha sempre regnato l'umiltà e la discrezione del più grande dei signori".
Giuseppe Della Chiesa

Il Comitato FISE Lazio è a disposizione di chi desidera ricordare Albino Garbari. (scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)

(D.C.)
-foto ©Massimo Argenziano

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