LodovicoNava premiazioneDomenica 18 Giugno verrà consegnato, per la prima volta nella tradizione del Comitato Fise Lazio, il premio "Generale Lodovico Nava", in ricordo di uno dei cavalieri più importanti della storia dell'equitazione italiana. Per meglio tramandare alle giovani leve il significato di questo premio abbiamo pensato fosse doveroso far raccontare la sua personalità da un amico, un confidente e collega: il Generale Claudio Bodio.


Generale, potrebbe descriverci che persona era il Generale Lodovico Nava?
Lodovico Nava era una persona "di cavalli", aveva una mentalità aperta. Pochi giorni prima della sua morte stavamo passando un piacevolissimo pranzo in Umbria e, davanti a un piatto di fegatelli di maiale, mi ha trasmesso un messaggio molto importante: "bisogna adeguarsi, i tempi cambiano, il modo di fare equitazione si trasforma, si modifica, ma non è detto che sia per forza un male, è necessario sapere confrontare più strade e stare a passo con i tempi". Ora voi capite che queste parole, dette da un militare, sono simbolo di apertura, di intelligenza e di una personalità forte.
Quando ebbe il piacere di conoscerlo?
Nell'estate del 1969 presso la scuola Militare di Passo Corese "Cepim", io ero un allievo della scuola della Nunziatella e lui si era già affermato come grande tecnico dell'equitazione. Mi colpì subito la sua preparazione, da quell'anno divenne un punto di riferimento per me, ed ho avuto il piacere di rincontrarlo in varie fasi della mia vita. Durante i corsi di aggiornamento ci mostrava i suoi studi, era solito mettere a paragone i filmati dei vari cavalieri. Studiava, si aggiornava e ci insegnava a catturare con gli occhi i più piccoli dettagli, ci ha insegnato che per diventare uomini di cavalli non dovevamo farci sfuggire niente.
In cosa le piace ricordarlo?
In molti modi. Ci siamo sfidati sui campi di gara, siamo stati colleghi quando giudicavamo i puledri dell'Unire, forse questo è uno degli ambiti in cui mi colpiva di più: sapeva riconoscere un puledro di qualità solo dopo averne osservati pochi movimenti. Ricordo di come non fosse mai troppo severo, ma allo stesso tempo affrontava tutto con compostezza, mai una parola di troppo. Le sue continue manifestazioni di compiacimento per l'uno o l'altro cavallo, le gare di dressage a Grosseto, era sempre presente e disponibile, se qualcuno gli chiedeva un consiglio faceva sua la causa.
Nell'età avanzata ho avuto l'opportunità di conoscerlo anche come amico, sono stato orgoglioso di aver dato la possibilità a molti ragazzi di incontrarlo, li ha portati ai Pratoni del Vivaro, lui era uno dei padri fondatori di quel posto. Ha vissuto gli anni d'oro dei Castelli romani ed era uno dei luoghi che lo affascinava di più.
Che messaggio vorrebbe trasmettere ai giovani che tra poche settimane riceveranno il premio "Generale Lodovico Nava"?
Specificherei che il Dressage di oggi è diverso rispetto al passato, fino alle categorie E è più consono definirle prove di addestramento, ma chi pratica questa disciplina ha una marcia in più. Anche il Gen. Lodovico Nava era d'accordo, il Dressage è un principio fondamentale e cardine dell'equitazione. Solo avendo il cavallo completamente agli ordini si possono andare ad affrontare dei salti.
Tutti i grandi campioni come Nava e i fratelli D'Inzeo lavoravano in piano alla perfezione, solo quando riuscivano a guidare il cavallo gli chiedevano il passo in più. Credo che coloro che amano il Dressage debbano imparare i principi fondamentali e soprattutto non si devono mai sentire arrivati, ma continuare a lavorare giorno dopo giorno.

Lo scorso fine settimana si è svolto,  sulle verdi colline del Centro Equestre Ranieri di Campello, il Saggio delle Scuole. È stato inevitabile sentir riecheggiare dalle scuderie ai campi gara il nome del Generale Lodovico Nava. Un uomo che vive non solo nei ricordi dei più grandi, coloro i quali hanno condiviso con lui la propria passione e pezzi di vita, ma anche nella mente dei più giovani, che tutt’oggi ne riconoscono l’importanza e l’attualità degli insegnamenti, un patrimonio di conoscenze che non può rimanere chiuso nei recessi della memoria.

Per ricordare il Generale, nella giornata di sabato, si è svolto all’interno del maneggio coperto “Conte Ranieri di Campello”  una messa commemorativa, che ha visto oltre alla presenza di amici, colleghi che hanno condiviso con il generale una parte della loro carriera, anche la sua famiglia: la moglie, signora Maura, il figlio Alessio e le tre nipoti. 

L’intervento del figlio ha permesso ai presenti di ricordare quanto i Pratoni del Vivaro fossero importanti per il padre e per la famiglia Nava che ad oggi ritrovano in quelle “verdi colline” e dietro ogni ostacolo il loro cuore e la loro stessa casa.

Abbiamo avuto la possibilità di intervistare la famiglia al completo e l’entusiasmo della signora Maura alla domanda su cosa ne pensasse della riapertura dei Pratoni del Vivaro non poteva che disegnare un sorriso sul volto dei presenti. 


Di seguito l’intervista alla famiglia: Parola alla famiglia del Generale Lodovico Nava

Articolo a cura di Veronica Putzulu

Regia a cura di Martina Lancioni

Intervista a cura di Valentina Marini Agostini 

L’equitazione di oggi è frutto dell’equitazione del passato, di quei cavalieri che hanno scritto pagine della nostra storia e di chi ha lasciato un segno e, oggi, non può e non deve essere dimenticato.
Una di queste personalità che si è distinta per autorevolezza è senz’altro il Generale Lodovico Nava che non solo ha lasciato quel segno nelle pagine della storia equestre italiana attraverso i suoi numerosi scritti, ma ha contribuito alla formazione dei migliori istruttori. Ricordiamo tra i suoi libri: “Equitazione oggi” (1970), “Il tuo cavallo” (1988), “Il cavallo nel rettangolo” (1999).
Nato a Modena il 19 Aprile del 1929. Il Generale Nava è stato un cavaliere che ha potute vivere la grande emozione di essere parte della squadra azzurra e partecipare ai giochi Olimpici del ’60 a Roma in sella ad Arcidosso, nella disciplina del completo, mentre l’anno precedente, il 1959, ha preso parte ai campionati Europei in sella ad Harroghet.
La didattica è stata però il punto focale della sua carriera equestre, ha infatti dedicato anni e anni alla formazione dei giovani e degli istruttori. Fu tra i primi a tenere un corso annuale dedicato alla formazione degli istruttori ai Pratoni del Vivaro e Dino Costantini lo ricorda come:"un maestro dell’equitazione,  il punto di riferimento all’interno del settore formazione della Fise. Un uomo che ha saputo infondere il vero senso sportivo, in grado di arrivare ad una conclusione logica dei problemi sulla base di un ragionamento, e al quale chiedere consigli sui metodi e scambiare idee, sensazioni e impressioni sui cavalli e sul lavoro da svolgere per poterli migliorare".
L’ex presidente Fise e vicepresidente dell’Accademia Caprilli, Mauro Checcoli, lo ricorda nella preparazione olimpica del ‘64 e nonostante la differenza generazionale lo riconosce come: "parte integrante del mondo dell’equitazione moderna", apprezzandone insieme alla Presidente dell’accademia Federigo Caprilli, Giulia Serventi, una sintonia culturale e intellettuale.

A cura di Veronica Putzulu

La pubblicazione degli scritti del col. Paolo Angioni continua con alcuni approfondimenti tecnici. L'argomento di questa settimana è: Lavoro a terra - alla corda, suddiviso in:
 
Nella foto: il col. Paolo Angioni
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La pubblicazione degli scritti del col. Paolo Angioni continua con alcuni approfondimenti tecnici. L'argomento di questa settimana è: Problemi e difese del cavallo, suddiviso in:
 
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La riapertura degli impianti di Arcinazzo porta con sé un'altra sorpresa per tutti gli appassionati di equitazione della Regione. Torna a disputarsi il Trofeo Barbara Morani sulla categoria di Caccia C120 che sarà consegnato dal marito, Mauro Benvenuti, al binomio che avrà conseguito il punteggio migliore al termine delle due giornate di gara. 
il Trofeo, istituito nel 2014, anno successivo alla prematura scomparsa di Barbara Morani, fu pensato come una Coppa Challenge ma nelle edizioni disputate dal 2014 al 2019 nessuno riuscì a vincerla per tre volte, quindi non è mai stato assegnato definitivamente. Poi 2 anni di stop (2020 e 2021) per pandemia e chiusura impianto e ora si riprende con un Trofeo che verrà consegnato ogni anno.  Per chi voglia approfondire la figura di Barbara Morani, la sua vita per la famiglia e per i cavalli, elementi cardinali della sua esistenza, indissolubilmente legati tra loro, può leggere la sua biografia , redatta dal marito, Mauro Benvenuti, che ringraziamo per aver messo a disposizioni di tutti noi questa testimonianza di grande valore umano.
Perchè il Trofeo Barbara Morani si disputa sulla C120 di Caccia? Era l’agosto del 2007, Barbara Morani è come ogni anno agli Altipiani di Arcinazzo con i suoi allievi. Amava questo posto, ci veniva ogni anno per fare lunghe galoppate, far lavorare i cavalli su terreno vario e saltare in campagna. La considerava una importante esperienza, sia tecnica, perché lontano dalla routine quotidiana del lavoro in maneggio, ma anche di vita, perché si faceva vita in comune di campeggio, tutti insieme, a fianco ai cavalli 24 ore su 24, occasione unica per cementare lo spirito di gruppo e coltivare al meglio l’amore per i cavalli immersi nella natura. Il periodo del campeggio estivo era sempre nella prima metà di agosto e si concludeva con la partecipazione al tradizionale concorso ippico d’estate ad Arcinazzo prima di Ferragosto.
Anche come amazzone, dedita soprattutto ai concorsi, a Barbara piaceva saltare in cross e amava i purosangue. Quell’anno si iscrisse quindi, per la prima volta, ad una particolare categoria, la C120 derby “di caccia”. Questa categoria, non facile ma molto spettacolare, dove il binomio eclettico e completo è in grado di esprimersi al meglio, viene raramente messa in programma nei concorsi ippici, probabilmente per mancanza di impianti che la possono degnamente ospitare, ma ad Arcinazzo è una “classica”.
Barbara parte per prima su un lotto di circa 20 partenti, dopo i primi salti il percorso si snoda fuori dal campo ostacoli per affrontare alcuni salti di cross e quindi rientrare per la conclusione in campo ostacoli. Con il suo fido purosangue Craig Mellow (morto lo scorso dicembre all’età di 28 anni) affronta il tratto in campagna con un’andatura sostenuta ma all’ordine, fa registrare un ottimo tempo e fa percorso netto. I concorrenti partiti dopo di lei cercano di battere il suo tempo galoppando più veloci o facendo girateimpossibili ma fatalmente commettendo qualche errore che nella categoria di caccia significano penalità sul tempo, e così alla fine Barbara rimane prima e vince la categoria.
Barbara fu molto felice di quella vittoria tanto che spesso amava ricordarla con gli amici e con i suoi allievi con orgoglio e soddisfazione. Fu così che dopo la sua scomparsa il 20 dicembre 2013 si decise, con gli organizzatori del concorso e il Comitato Regionale, di istituire un trofeo in sua memoria da consegnare al vincitore proprio della categoria C120 di caccia del concorso estivo di Arcinazzo.
 
Nella foto: Barbara Morani con Craig Mellow
Ringraziamo Mauro Benvenuti per le note biografiche e il materiale fotografico.
Conclusa con la decima parte la pubblicazione del manuale di equitazione, la diffusione  degli scritti del col.Paolo Angioni continua con alcuni approfondimenti tecnici. L'argomento di questa settimana è: teoria del salto

Nella foto: il col. Paolo Angioni 

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La pubblicazione degli scritti del col. Paolo Angioni continua con alcuni approfondimenti tecnici. L'argomento di questa settimana è: avvicinamento al salto.
Nella foto: il col. Paolo Angioni 
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La pubblicazione degli scritti del col. Paolo Angioni continua con la decima parte del manuale di equitazione , redatto nel 1992 in occasione del 13° corso istruttori, svoltosi ai Pratoni del  Vivaro.
Un testo di grande valore tecnico, corredato da numerosi riferimenti bibliografici, caratterizzato da un'estrema chiarezza espositiva degli argomenti trattati.
Il manuale sceglie di trattare prima di tutto la materia che riguarda l’addestramento del puledro, e non quella che riguarda il cavaliere, perché ogni allievo del corso aveva ricevuto in lavoro un puledro di quattro anni appena compiuti in preparazione per il Premio Nazionale Allevamento.
 
Nella foto: il col. Paolo Angioni 

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